23 febbraio, 2006

Improvvisare od eseguire?

Questa domanda mi piace un sacco perchè mi ci sento proprio "in mezzo". Va da sè che non c'è una risposta univoca ma è un buon punto per riflettere sulla disciplina musicoterapica. Anche il ragionamento che seguirà è pieno di ulteriori domande quindi consiglio vivamente a coloro che sperano in una soluzione definitiva di abbassare le aspettative. Partiamo dall'inizio: non esiste un'unica posizione sull'importanza delle competenze musicali relative all'operatore di musicoterapia. Ci sono alcuni metodi, scuole, tecniche e modelli di musicoterapia che non prevedono conoscenza e padronanza dell'arte esecutiva, improvvisativa o compositiva da parte del musicoterapeuta. Spesso (ma ci sono notevoli eccezzioni) chi si approccia alla formazione in musicoterapia proveniendo dal mondo clinico (neuropsichiatri, psichiatri ecc.), o chi (da musicista) aspira al riconoscimento sociale ed economico che queste professioni promettono, una volta diplomato, sfrutta soprattutto il potere dinamicizzante, regressivo, evocativo della musica ricavabile da procedure di ascolto guidato che di per sè stesse non obbligano in nessun modo il professionista a possedere competenze musicali di qualche tipo. Oltre alle caratterisitche succitate, le tecniche musicoterapiche che non prevedono esecuzione o improvvisazione hanno il vantaggio di essere ripetibili, standardizzabili, numerabili: tutti elementi che, insieme ad altri, favoriscono la ricerca e la sperimentazione di tipo quantitativo. In questa categoria non è raro trovare delle compilation, dei repertori...insomma delle selezioni possibili di incisioni che per qualche motivo vengono consigliate. Ci sono altri metodi che invece sottolineano senza mezzi termini la necessità che il musicoterapeuta sia un musicista, anzi, un musicista d'eccellenza. Sto pensando a tutto il movimento della musicoterapia centrata sulla musica. In questo post vorrei riflettere su un'ulteriore suddivisione che esiste all'interno di questa seconda posizione: se accettiamo, per questa discussione, che l'operatore di musicoterapia deve possedere delle capacità strumentali medio-alte, concretamente come le impiega durante l'incontro con l'utente o il gruppo di utenti? Cosa esegue...se esegue? Cosa improvvisa ...se improvvisa? Esiste un repertorio musicoterapico? Per quello che mi è sembrato di capire, ma accetto volentieri smentite, in Italia, una volta superato il famigerato ed ormai obsoleto iato tra musicoterapia attiva e musicoterapia recettiva, chi si riconosce tra i musicoterapeuti musicisti immediatamente sottolinea l'importanza dell'improvvisazione: in altre parole, appartenere alla famiglia della musicoterapia musico-centrata è uguale a definirsi abili improvvisatori. Addirittura se per sbaglio "esegui" qualche cosa, che tradotto significa "scegli un pezzo dal tuo repertorio e lo suoni", vieni guardato come uno che non ha capito niente di musicoterapia. Ricapitolando: se fai musicoterapia ma non sei musicista puoi eseguire tramite disco tutti i repertori che vuoi...se fai parte invece dei musicoterapeuti musicisti ti è concesso solo di improvvisare. Per far contenti tutti bisognerebbe prendere in considerazione altre due possibilità: improvvisare un'esecuzione ed eseguire una improvvisazione :-). Ma in cosa consiste questa improvvisazione?

Categorie: [FAQ] [Riflessioni]
Tags: [] [] [] [] [] [] [] []

3 commenti:

Paolo Lupi ha detto...

Anche io mi ci sento "in mezzo" e fa piacere condividerlo con altri... Mi piace e mi appassiona provare a cercare di dar forma a "terze vie", credo che il nostro lavoro porti all'attenzione alle sfumature e poco al bianco e nero, la costruttività sta nell'integrazione e non nel contrapporre teorie tecniche e definizioni...
Di getto dopo la lettura...cos'è questa improvvisazione?
Per me, non per ultima l'improvvisazione E' anche un modo di ESSERE NELLA RELAZIONE che non corrisponde a superficialità, pressapochismo, o poca progettualità, ma può suggerire un'accoglienza dell'altro e della sua musica in una dimensione autentica dell'incontro nell'attimo presente. Ed allora improvvisiamo con intenzioni terapeutiche, ma concediamoci anche l'esecuzione di un pezzo del nostro repertorio, magari interpretandolo e improvvisandolo a seconda del contesto, ed altro ancora; il nucleo dell'esperienza terapeutica sia attraverso la presenza nell'ascolto condiviso (mai statico, sempre dinamico) sia attraverso le improvvisazioni tutte (a qualsiasi livello musicale vengano eseguite) è L'INCONTRO.

Grazie Paolo per le riflessioni che provochi attraverso i tuoi articoli.

Paolo Lupi

Paolo Alberto Caneva ha detto...

Ciao Paolo, spero di continuare a leggerti! Appena riesco a trovare il tempo proseguirò questo argomento perchè è davvero una "miniera"
bye
paolo

memole ha detto...

Ciao, finalmente ho trovato un blog interessante... ti consegno il sito della mia scuola: http://www.apollon-musicoterapia.it/
ciao ciao Angela